Dipingere è viaggiare nello spazio e nel tempo
Il mio tema è la natura, il cosmo, così come li vivo e li ho vissuti fin da bambina.
Viaggiare nelle stagioni, e nel succedersi dei mesi con i loro cambiamenti climatici, con i loro colori e mutamenti di luce.
Ricordare i viaggi che ho fatto, sia nel sud che nel nord del mondo e i luoghi che mi hanno ispirato, anche se per molte opere ho fatto riferimento alle descrizioni dei grandi scrittori nei romanzi da me prediletti quali i classici russi e francesi; l’ottocento inglese e tutta la letteratura americana in cui la natura è un personaggio fondamentale, una presenza che determina il destino degli esseri a quattro, a due zampe o a …pinne. Insomma essere sia Long John Silver che Moby Dick o …Eliza.
Crateri, montagne, mari e rocce, foreste, stagni, superfici inesplorate così come le immagino – a volte senza averle praticate – non hanno fine nella mia fantasia e assumono le forme e i colori che voglio come in un viaggio di fantascienza.
A volte sono monocromatica: è solo in apparenza: un grigio è dato da molti blu, molti malva, bianchi e – raramente – un po’ di nero. Lavorando con i pastelli a olio stemperati con la forza e il calore delle dita ottengo sovrapposizioni che non sono mai monocromatiche e che rispondono perfettamente alla mia esigenza di gettarmi nel sogno di una natura primordiale o fantascientifica. Con l’olio su tela il procedimento è lo stesso con una tendenza a sfumare per attenuare il realismo e ottenere sempre una “visione” onirica, quella che per me è vera.
I soggetti dei miei lavori sono quasi sempre strutturati per essere riconoscibili: il mare, gli scogli, i cespugli, le fronde, la neve, le isole, i fiordi e tutto ciò che ha forma sulla superficie del pianeta. I miei occhi sono la mia macchina fotografica.
Durante qualche viaggio particolare – ad esempio in Norvegia o in Patagonia – scrivo degli appunti sulla forma e sui colori, sull’orizzonte, ma poi mi affido soprattutto al ricordo.Ricorre quasi sempre l’esperienza del mare e dei luoghi particolarmente “primitivi” dove le rocce e la morfologia del territorio mi consentono di isolare piccoli ritagli dove sembra che l’uomo non sia ancora apparso come ad esempio in “Calafuria”. Molti “appunti” e schizzi sono nati in Sardegna, all’isola del Giglio, all’isola d’Elba, nei giardini e nelle colline dei dintorni di Pisa, sulla costa Etrusca verso Populonia, in Corsica. Alcuni soggetti di rocce o montagne sono ispirati da una raccolta di “pietre” e frammenti derivanti dalle mie escursioni sia alle isole Lipari che sulle Alpi Apuane, (altra fonte cui faccio riferimento).
Un posto particolare occupano i “crateri” e le montagne che si ergono dal deserto – alcuni sperimentati in Islanda o in Patagonia, altri derivanti dalla letteratura – ai quali dedico colori particolarmente fantastici che si vogliono riferire a un cosmo infinito. In questo caso è solo il pensiero; i supporti sono lievi e derivano sia da studi a pastello o a tempera, sia da osservazioni dei “frammenti” della mia collezione.
Le colline della Toscana hanno impresso al mio sentire tutta la vita della vegetazione sia della macchia che delle pianure, nonché i sapori del vento e delle stagioni. Molti disegni sono eseguiti sulle dune dove ginepro, elicriso, alloro e macchia sono in perenne ascolto del mare.
Altre fonti di osservazioni e studio sono il parco di San Rossore dove vegetazione e colori si combinano con gli specchi d’acqua e i riflessi invernali dei tronchi morti, mentre per i cieli e l’infuriare della neve mi immergo nella mia esperienza giovanile sulle Dolomiti di cui niente è andato perduto nel ricordo…
Origini e primi passi
Sono nata a S.Donà di Piave, nella provincia di Venezia, in una famiglia con i genitori, due sorelle e due fratelli, la nonna paterna, zii e cugini.
La casa nella campagna, il silenzio senza mezzi mediatici e gli spazi desolati sono radicati nella mia memoria insieme al desiderio di dare forma artistica a quel periodo cui faccio costante riferimento, dove le uniche immagini che si imprimevano erano quelle offerte dal paesaggio circostante e dalle storie narrate dalla nonna.
I primi lavori a tempera, pastello e terre colorate, vedono un ritratto della nonna di ritorno da un’uscita per la raccolta delle erbe selvatiche, opera tecnicamente informe ma spontanea e vera cui riservo un posto privilegiato.
Con l’impeto di una nostalgia dolorosa, nasce questa pagina della vita amata e perduta.
“Nonna Nene” Mordente e terre colorate su carta cm 35×50 a.1969ca.- “Pannocchia” pastello su carta e “Pannocchie” olio su tela
Seguono gli autoritratti che saranno numerosi, studiati allo specchio e disegnati d’impeto per un bisogno più autobiografico che pittorico.
“Autoritratto” mista su carta “Stare a Pisa” tempera “Autoritratto con guanto rosa” olio su tela, (primi anni ’70)
Acrilico su stoffa, esempi di una cospicua produzione dedicata all’abbigliamento e a tessuti di arredamento, esemplari unici.
Se non si può parlare di “vocazione”, l’interesse per l’arte pittorica parte proprio dagli anni dell’infanzia. Fu sfogliando i grandi cataloghi e le stampe artistiche che il maestro rilegatore Luigi Casagrande aveva nella sua legatoria, dove trascorrevo i pomeriggi con le figlie a osservare le terribili immagini di Giudizi Universali, Apocalissi, Glorie, Assunzioni e Martìrii di Santi Sebastiani che avvenne l’incontro con i grandi maestri italiani e veneziani del Rinascimento e del Settecento.
Autodidatta, ho continuato la mia ricerca visitando i musei delle capitali europee, in particolare – durante un periodo di circa due anni trascorso a Bruxelles – ho interiorizzato la visione dei maestri fiamminghi, sentendomi attratta e vicina alla densità e “cupezza” di quel colore e all’estremità di quei paesaggi affacciati sul Mare del Nord.
Sempre a Bruxelles ho frequentato le mostre e gli ateliers di grafica e di pittura moderna, scoprendo la grafica come “mestiere” e decidendo di farne la mia professione.
Mi sono trasferita in Toscana, a Pisa.
Qui la mia formazione ha avuto un arricchimento “dal vivo”: l’età antica e il medioevo toscano.
Sconvolgente l’incontro con la scultura di Giovanni Pisano che ha ispirato e acceso il mio interesse per linee e volumi quasi astratti: volti e figure come paesaggi; corpi e bassorilievi come natura primordiale.
A Firenze ho incontrato i maestri della Scuola del Libro che mi hanno aperto la strada alla grafica editoriale.
Fondamentale il contatto con i litografi pisani e con gli stampatori con i quali ho completato la formazione tipo-grafica.
Da qui è nato il lavoro come progettista grafica. Ho realizzato manifesti, logotipi, riviste, cataloghi, calendari e marchi originali.
Illuminanti per la mia professione i seminari sul linguaggio della grafica tenuti a Pisa da Bruno Munari e Ferro Piludu.
La pittura è rimasta a lungo il mio giardino segreto, un aspetto intimo, personale, un viaggio interiore in risposta a domande sull’identità e sulle radici.
E’ da questa esigenza che sono nati i “paesaggi” a pastello: evocazioni dai sogni d’infanzia.
Fra i contemporanei Italiani ho sentito molto affine alla mia tematica il grande artista friulano Giuseppe Zigaina del quale ho studiato attentamente colore e soggetti, quali fonte di approfondimento.
Il maestro con cui ho condiviso scoperte, risolto dubbi, approfondito la visione della vita come arte, è stato il pittore pisano Uliano Martini, nel cui atelier ho trascorso i momenti più significativi che mi hanno svelato i misteri della pittura a olio “classica”: scegliere e preparare una tela; l’importanza del disegno; l’accuratezza dei particolari e la fedeltà al disegno; la scelta della luce (artificiale) per dipingere sempre con la stessa fonte; la pazienza di attendere che velature e colori si possano compenetrare; l’osservazione delle mutazioni delle tonalità stese e ritrovate dopo qualche tempo; le domande da porsi a opera finita. (Finita?)
A Uliano Martini, maestro di vita, le cui osservazioni sull’arte e sulla pittura non erano mai disgiunte dall’approfondimento del significato che tutto ciò ha per l’animo umano, ho promesso di dipingere e mostrarmi: per la pittura, per l’arte.